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      Scuratasi interamente la lucerna del mondo, dovea nel mezzo del giorno farsi notte, e coprirsi ogni cosa di cupe tenebre; la quale scurità, benché predetta e aspettata, pur nondimeno è cagione, quando avviene, di non picciolo smarrimento all'uomo, animale di una specie assai strana, che in una vita brevissima nutre in cuore di così lunghe speranze; che nella sua mente dà ricetto al vero, egualmente che al falso; che può ardire al di là delle sue forze, e suol temere in onta della sua ragione. Ognuno ebbe dunque quel giorno gli occhi rivolti al cielo, e si aspettava che nel pieno dell'eclissi dovesse mancare interamente e spegnersi il sole. Ma non andò così; ché rimase tutto intorno dagli orli della luna, che lo copriva, uno anello luminoso; e piuttosto che temere, ebbero quel tratto di che maravigliarsi. E lo stesso avvenne in un altro simile eclissi non molto tempo dipoi. Molti furono i ragionamenti che si tennero dalle persone intorno a così strana novità, la quale se da principio fu cagione di maraviglia, lo fu poscia di romori e di scandalo. Vi studiarono sopra, vi si lambiccarono il cervello gli astronomi punti nel vivo. Chi mise in campo una cosa, chi un'altra, come cagione di quell'effetto, o piuttosto disordine; ma tutto indarno. E ben potete comprendere, Madama, che l'astronomia fu allora per rimetterci moltissimo del suo, come quella che non potea assegnare ragione alcuna di quegli anelli, ch'erano appariti al dispetto de' suoi computi. - Il popolo - disse la Marchesa - perdona facilmente all'astrologo di essere tutto dì ingannato da un'arte, la quale asseconda e adula le sue passioni; ma egli è naturale che, per ogni picciolo sbaglio che paia prendere un astronomo, si faccia beffe della scienza, quasi volendosi vendicare della propria ignoranza.


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Dialoghi sopra l'ottica neutoniana
di Francesco Algarotti
pagine 223

   





Madama Marchesa