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      Ma come mai la medesima luna potrebb'ella operar così contrari effetti, che ella in un luogo avvicinasse le acque a sé e da sé le allontanasse in un altro? - Ma le acque - io ripresi - che sono di sotto, non vengono anch'esse, come quelle di sopra, tirate dalla luna più o meno, secondo che le sono più o meno vicine? - Così è - ella rispose. - E le acque - io ripresi - che sono più sotto di tutte non sono anche le meno vicine alla luna? - Veramente, - disse la Marchesa - io doveva comprendere che sentendo meno delle altre la virtù della luna, debbano anche correre verso di essa con minor forza, e restare più addietro delle altre. - Ed ecco - io ripresi - l'altro colmo che dee farsi nella parte dell'altro emisfero, che è dirittamente opposta a quella a cui la luna soprastà. La mole adunque delle acque marine viene a pigliare una figura ovale e bislunga con due colmi l'uno diametralmente opposto all'altro, che secondano sempre da levante a ponente il moto giornaliero della luna: e in questo appunto, nel trapassare cioè di quei colmi d'uno in altro luogo, consiste il crescere e il calare, il flusso e riflusso del mare. Sulle coste dell'oceano vedesi tutto giorno come il volger del cielo della luna
     
      cuopre e discuopre i liti senza posa.
     
      In alcuni luoghi dove sottile è la spiaggia, il mare se ne ritira per lo spazio di più miglia, e vi torna poi sopra con gran furia ad inondargli: talché dentro allo spazio di poche ore potrebbono nel medesimo luogo venire a giornata due eserciti e due armate navali.


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Dialoghi sopra l'ottica neutoniana
di Francesco Algarotti
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Marchesa