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      Due pezzi di calamita, secondo che si presentano l'uno all'altro, ora si attraggono ed ora si repellono. L'ambra, il vetro e più altre cose, bene strofinate che sieno, tirano a sé, e poco stante da sé rigettano de' leggieri corpicciuoli, come minuzzoli di carta, pagliuzze, fiocchetti di bambagia. Nelle operazioni chimiche si manifesta, al pari dell'attrattiva, la virtù repulsiva: ed essa è pur cagione che le evaporazioni, o gli aliti, i quali da un picciolino corpicciuolo, per via del calore o della fermentazione, vengono alzandosi, piglino nell'aria un così gran luogo come fanno, ch'è proprio una maraviglia a vedere. Da che altro può egli avvenire che le particelle della materia, le quali erano prima contenute dentro a uno spazio ristrettissimo, non trovino poi luogo che basti ad espandersi; se ciò non avviene da una virtù, che in esso loro si dispieghi, di repellersi e di allontanarsi tuttavia le une dalle altre? E non solo qui in terra, ma in cielo ancora gli effetti si manifestano di cotesta virtù repulsiva. Ne sono un chiaro indizio quelle immense code, di che si ornano le comete, dopo aver bevuto dappresso i raggi del sole. Quantunque nelle rivoluzioni loro ubbidiscano, come sapete, alle medesime leggi che i pianeti, pure non si rivolgono per orbite quasi circolari, come fan quelli, ma per ovali sommamente bislunghe; di modo che ora si trovano assai vicine al sole, ed ora da esso per grandissimi spazi lontane. Quando gli sono vicine, il calore, che dentro ricevono oltre misura grande, ne fa alzare una quantità di vapori, che dalla forza repulsiva allontanati gli uni dagli altri tengono in cielo sotto sembianza di coda dei tratti grandissimi; talché essa coda apparisce infinitamente maggiore che non è il corpo stesso della cometa donde svapora.


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Dialoghi sopra l'ottica neutoniana
di Francesco Algarotti
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