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      In quanto a me non so veder maggior contraddizione di questa: che, rimanendo allo stesso modo che prima i componenti, debba svanire il composto. - Ed io - egli rispose - non so vedere maggior assurdo in filosofia, quanto il supporre che la natura faccia in due differenti maniere una cosa medesima. Col giallo e coll'azzurro della immagine solare, mescolati che sieno insieme, non si compone egli veramente il verde? - Mai sì - io risposi. - Che ha dunque bisogno la natura - egli riprese - di fare un verde primitivo, quando con la mescolanza del giallo e dell'azzurro è già bello e fatto cotesto verde? - Dite piuttosto - io risposi -
     
      che è tra le cose di natura strane,
      e non so se si sa perch'ella il faccia;
     
      come dice il nostro Berni, che non è già sempre bernesco. - Quello che si sa - disse il signor Simplicio - ed è posto fuori di ogni controversia, è che la natura nelle operazioni sue è semplicissima. E questo fu tenuto, in ogni tempo e in ogni scuola, come uno de' più fondamentali principi della filosofia: intantoché di più sistemi, che soddisfacciano egualmente a' fenomeni, quello sarà sempre preferito come il vero che sarà il più semplice. E la ragione è in pronto. Chi dice più semplice, dice anche più bello. Che già non è dubbio non sia più bello lo arrivare a un fine ponendo in opera uno o due soli mezzi, che ponendone in opera tre. - Ecco - io risposi - che voi medesimo ci venite a dire come a poter giudicare rettamente della semplicità, o sia bellezza che è nelle opere della natura, fa di mestieri la prima cosa conoscere i fini che nell'operare sa è proposta essa natura.


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Dialoghi sopra l'ottica neutoniana
di Francesco Algarotti
pagine 223

   





Berni Simplicio