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      - Ed io: - Il Neutono dimostrò che l'attrazione delle più alte montagne, delle Alpi, de' Pirenei, del Pico di Tenariffa, posto ch'elle fossero tutte massiccie, che non è credibile il sieno, non deve esser sentita da' corpi circonvicini, per la tanto e tanto maggiore, onde sono attratti dal gran corpaccio della terra. Le montagne sono come altrettanti granelli di sabbia sparsi qua e là sulla superficie di un gran pallone: e noi le reputiamo grandi, perché picciolini siam noi. Con tutto ciò due de' matematici francesi che andarono al Perù non poterono non esser smossi alla vista delle montagne della Cordeliera, e singolarmente del Chimborazo, che, non ostante i caldi della zona umida, è in gran parte coperto di neve perpetua, e in comparazione alle stesse nostre Alpi e de' Pirenei si direbbe un gigante; tanto co' gioghi e colle spalle si spigne verso il cielo. Essendo adunque quella montagna di così eccessiva e disonesta grandezza, avvisarono di calcolare quanta esser dovesse l'attrazion sua verso un corpicciuolo che le fosse d'appresso. Il calcolo mostrò loro che dovea essere pur tanta da rendersi sensibile. E in fatti lo fu. Sentilla il piombino de' loro strumenti, il quale in ogni altro luogo tenendo esattamente il perpendicolo, trovossi averne deviato presso alla montagna, inclinando ad essa per il valore di sette in otto minuti secondi. - E tal deviazione - entrò qui subito il signor Simplicio - batteva talmente, già ne son sicuro, co' calcoli neutoniani, che non ci era pure il minimo divario di un capello.


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Dialoghi sopra l'ottica neutoniana
di Francesco Algarotti
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