Il Capialbi affermò di averle tratte da un autografo, ciò che è verosimile, ed inoltre affermò essere lo scritto medesimo dato dal povero filosofo, il 1626, all'avvocato Parisi e a Gio. Battista Contestabile nel momento di dover informare il Consiglio chiamato a decidere sulla sua sorte, ciò che è verosimile egualmente: ma la lettura di esso mostra fuori dubbio che fu composto il 1620, forse quando si ebbe una prima volta bisogno d'informare il Vicerè di quel tempo Card.l Borgia, e mostra pure che l'Informazione deve porsi innanzi alla Narrazione(3). Quasi contemporaneamente, e mano mano successivamente, si sono avute le moltissime lettere del Campanella, pubblicate in ispecie dal Baldacchini, dal Centofanti, dal Berti, da noi medesimi(4) ma al Berti si deve dippiù un estratto degli Articuli prophetales, che trovò manoscritti nella Casanatense, e che sono propriamente una ricomposizione posteriore ed ampliata di quelli già scritti dal filosofo a propria difesa durante il processo; inoltre un estratto dell'Apologia ad amicum, che si trova in appendice agli Articoli anzidetti. Meritano poi di essere menzionate ancora una Difesa pel Campanella scritta dall'avvocato de Leonardis, e due analoghe Difese per Giulio Contestabile e Marcantonio Pittella, clerici involti nel processo della congiura, che si vedrà tra poco dove e da chi trovate; inoltre una Difesa per Gio. Paolo e Muzio di Cordova, gentiluomini di Catanzaro ritenuti egualmente complici, che si conosce appena per alcuni frammenti riportati dal Capialbi nelle sue note apposte alla Narrazione del Campanella.
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