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      Julii Contestabilis", mentre invece avrebbe dovuto leggere, "exulatus per quinquennium". E chiudiamo oramai queste annotazioni, le quali in verità ci procurano grandissima pena.
      Venendo al Berti, dobbiamo dire che egli egualmente non ha creduto punto alla congiura, essendosi anche meno del d'Ancona occupato de' documenti raccolti, eccettuati quelli raccolti da lui medesimo. Già trattando di Giordano Bruno, nel 1868, egli avea manifestata l'opinione, "che il processo del Campanella, meglio che da' documenti insino ad ora pubblicati, si ricava da ciò che ne dice in più luoghi delle sue opere"; di poi, avendo avuta tra mani la Denunzia de' cinque di Catanzaro, e trovati gli Articoli profetali e l'Apologia che vi è annessa, su questi documenti appunto si è poggiato, per sostenere essersi il Campanella soltanto dato "ad annunziare in privati colloquii e dal pergamo, così a' laici come a' chierici che scossi dalla sua facondia gli si stringevano intorno" vaticinii astrologico-mistici di prossimi mutamenti; e però ha stabilito che "in questi vaticinii, e più ancora nelle aggiunte che a quelli altri frati facevano ripetendoli, è da cercarsi in gran parte la spiegazione del fatto cui si diè nome di congiura". Ha ammesso che arbitrariamente Maurizio de Rinaldis bandito, per mutare la sua fortuna, avesse iniziato pratiche presso i turchi, e che fra Dionisio Ponzio, esaltato per le profezie del Campanella, avesse del pari arbitrariamente iniziato pratiche presso alcuni cittadini di Catanzaro; ha ammesso che il Campanella non avesse sconsigliato i più animosi dal porsi con le armi in mano sulle montagne al fine di premunirsi contro i futuri rivolgimenti, ma in somma ha conchiuso: "le deposizioni processuali nulla palesano che accenni a congiura; lo stesso Rinaldis ed il frate Dionisio non avevano forse complici, ma operarono entrambi di loro arbitrio; nissun fatto si recò nel processo che provasse che Campanella fosse capo di congiurati e che una congiura propriamente detta fosse stata ordita in Calabria; quindi i giudici non poterono profferire, per quanto ostili, una sentenza di condanna contro esso; laonde, trascorsi pochi anni, venne il processo sospeso, e gli ufficiali regi, non sapendo come trarlo legalmente a morte, stettero contenti di ritenerlo nella terribile sepoltura del carcere"(8). In verità le deposizioni processuali si possono impugnare e ripudiare, o per lo meno valutare in un senso assai meno grave; ma sarebbe impossibile provare co' documenti raccolti che i Giudici le avessero valutate in tal guisa, e che sia stato quello indicato dal Berti l'andamento del processo, del quale per altro egli non ha fatto conoscer nulla, essendosi limitato a darne un semplice annunzio in una quindicina di versi.


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Fra Tommaso Campanella: la sua congiura i suoi processi e la sua pazzia
Volume Primo
di Luigi Amabile
pagine 725

   





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