Il Campanella avrebbe volto l'occhio a lui, conoscendolo odiatore degli spagnuoli per amore della Calabria(10). Pertanto la storia veramente ci mostra il detto Bassà essere stato un messinese, oriundo genovese, a nome Scipione Cicala, preso da' turchi nella sua adolescenza, e non amico ma devastatore di Reggio e di molti altri paesi della Calabria nel 1594, sotto gli occhi del medesimo Carlo Spinelli che fu poi il persecutore del Campanella. Del resto il Fiorentino riconobbe appieno nel Campanella il merito del "sublime ardimento, che non può annidare in animi volgari, e che perciò o fu discreduto o parve follia"; ma non entrava nel disegno del suo libro il discutere i particolari di tale ardimento. Citeremo inoltre l'insigne patriota e prof.re Luigi Settembrini, che in fatto di cospirazioni nel Napoletano non si potè mai dire davvero poco informato. In un Elogio di Michele Baldacchini egli ebbe occasione di parlare della congiura del Campanella, e diede un'importanza incomparabilmente maggiore al Cicala, ritenendolo del pari calabrese ma qualificandolo diversamente. Secondo lui, tutti coloro i quali scrissero la vita del Campanella non tennero molto conto di quell'uomo straordinario che fu il Bassà Cicala: costui "fece nascere e fu occasione" alla congiura, cui "presero parte alcuni Vescovi, alcuni baroni, molti ecclesiastici e molti banditi, e per dilargarsi fra tanti avea dovuto essere meditata da lungo tempo, e se aveva un capo non fu il Campanella, il quale era tornato da poco a Stilo e non poteva muovere tutta quella macchina, nè dal processo che si fece apparisce esserne stato egli l'autore, ma vi entrò tardi e vi operò a suo modo". In somma, con quella sua vivissima fantasia che lo rendeva tanto caro a chiunque ebbe la fortuna di avvicinarlo, egli voleva che fosse attribuita la più gran parte in questa congiura a "Dionisio Cicala", secondo lui già povero contadino calabrese di Castelli, paesello non molto lontano da Stilo, fatto schiavo mentre tagliava erbe in campagna, e divenuto poi conquistatore di Tunisi cacciandone gli spagnuoli, parente del Sultano, Vicerè in Tunisi, Tripoli ed Algieri, famoso capitano a Lepanto, col nome di Ulucci-Alì(11). Ma certamente egli confondeva con Scipione Cicala, divenuto Bassà Cicala o Sinan-Bassà che fu veramente in rapporto co' congiurati mossi dal Campanella, un altro capitano di mare antecessore del Cicala, che fu propriamente Ucciali-Alì, detto anche Ucchiali-Alì da' suoi conterranei, Uluge e Chilige-Alì da' turchi, Uluzzi-Alì da' veneziani, fatto schiavo da Dragut nel modo suddetto, e divenuto celeberrimo nell'impero ottomano, come l'attestano le Relazioni di molti Baili Veneti pubblicate dall'Albèri, oltre alle Memorie del Sagredo(12); riesce poi superfluo dire che gli Atti processual
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