i, citati dal Settembrini, mostrano le cose in modo ben diverso. - Non taceremo nemmeno che il racconto del Settembrini, insieme con la Denunzia dal Berti creduta inedita, ispirò al dotto magistrato Francesco Sav.° Arabia le sue Scene sul Campanella, e in una prefazione, con quella competenza che lo distingue, egli fece una giustissima critica della Narrazione del Campanella tanto apprezzata dal Capialbi e dal D'Ancona come fondamento di storia, senza entrare per altro nella disamina degli Atti processuali, che gli avrebbero fatto ripudiare anche Ulucci-Alì e la Denunzia(13).
E qui ci fermiamo, aggiungendo solamente essere stato dimandato in questi ultimi mesi, non ricordiamo più da chi ma non in Napoli, se il Campanella non dovesse dirsi "una specie di Lazzaretti abortito sul nascere". Per conto nostro non esitiamo a rispondere, che siffatta rassomiglianza non è solo irriverente, ma addirittura sciagurata. Il carrettiere di Arcidosso, che iniziò la sua missione profetica con le truffe, e la continuò in buono accordo coi clericali di Francia e gli arrabbiati della Curia Romana contro la patria divenuta libera ed una, non ha proprio nulla di comune col filosofo di Stilo, che tutto sacrificò pel grandioso concetto di liberare la sua patria dal doppio giogo di Spagna e di Roma; l'impresa del carrettiere di Arcidosso è stata veramente una macchia per la Toscana, mentre l'impresa del filosofo di Stilo fu una gloria per la Calabria. Ma in somma riesce evidente che si è pur sempre lontani, molto lontani, dall'avere studiato i documenti atti a chiarire le cose del Campanella.
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