Si potè da parecchi, per commiserazione verso un uomo straordinario, quando lo si vide caduto in un abisso di miserie, negare che egli avesse concepito e menato innanzi una congiura, ma non mai scusare questa congiura e giustificare le circostanze che dicevasi averla accompagnata. Tali circostanze meritano un'attenta ponderazione; gioverà quindi fermarci un poco sopra di esse.
Si era ancora ben lontani da' tempi ne' quali abbiamo visto principalmente i fautori della Curia Romana acquistare e consigliare l'acquisto de' valori turchi, facendosi sostegno della mezzaluna. Allora i turchi erano i nemici aborriti del nome cristiano e della santa fede, da doversi sempre maledire e combattere, nè poteva perdonarsi a chi avesse solamente pensato a stabilire qualunque maniera di relazioni intime con loro. Vero è che molti e molti calabresi non la pensavano addirittura così, ed andavano a rifugiarsi in Turchia per godervi la pace negata loro in patria, sicchè nella sola Costantinopoli ve n'era una colonia molto numerosa, la quale in gran parte lavorava nell'arsenale turco, ed abitava "un grossissimo casale" fabbricato appunto da Ucciali-Alì presso la casa sua e detto la "Calabria nuova", come è attestato anche nella Relazione del Bailo Contarini. Ma tutti costoro dall'universalità dei calabresi rimasti in patria erano chiamati maledetti da Dio; e non occorre dire che da qualunque ceto del rimanente del Regno, più o meno, si professava la medesima opinione, e che gli spagnuoli la rincalzavano potentemente, contribuendovi del pari il loro fanatismo religioso ed il loro interesse.
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