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      Ma in somma donde mai dovrà scaturire la verità in un fatto per lo quale vi è stato un processo criminale, se non dall'esame di questo processo? Che non se ne debbano accettare senz'altro i risultamenti, sta benissimo: anche i nostri successori, liberati una volta dal pregiudizio tanto più grave del cittadino-giudice, come noi siamo finalmente riusciti a liberarci dal pregiudizio del cittadino-milite, convinti del santo principio "ognuno al suo mestiere", avranno a fare su' risultamenti de' nostri giudizii criminali una critica più fondata e non meno acerba di quella fatta dal Baldacchini e dal D'Ancona su' giudizii antichi. Ci pare proprio di udirli. "Dodici uomini per lo più inetti, scelti senza criterii ragionevoli, senza obbligo della menoma nozione dì ciò che è necessario ad un magistrato, spessissimo anche privi della più discreta cultura mentre i codici già riboccavano di sottili distinzioni giuridiche da potersi bene intendere solamente dietro appositi studî, assistevano allo svolgimento del giudizio e davano i pronunziati, Dio sa come, sul fatto: questi cittadini-giudici o giurati, il cui nome riempiva di speranza i colpevoli e i loro avvocati, sottostavano a tutte le influenze, seduzioni e peggio, non foss'altro, per la loro incapacità; e se disgraziatamente taluno di essi conosceva o pretendeva di conoscere la legge, costui trascinava tutti gli altri dove voleva, perocchè mentre doveano decidere nel silenzio e nel raccoglimento, non essendo ammessa la discussione fra loro, questa si faceva sempre e ad onore e gloria del più inframmettente e capace d'imporsi.


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Fra Tommaso Campanella: la sua congiura i suoi processi e la sua pazzia
Volume Primo
di Luigi Amabile
pagine 725

   





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