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      Appellarsi di continuo a' documenti, far parlare essi medesimi sempre che si può, citare i fonti di qualunque fatto che si asserisca, anche se pel momento non sembri di una certa importanza: abbiamo troppe volte avuto motivo d'indignarci, perchè, nel caso di materie molto quistionabili, gli scrittori non si siano creduti in dovere di citare i fonti, per documentare le loro assertive e facilitarne contemporaneamente lo studio agli altri che vi avrebbero atteso in sèguito; nel caso attuale, certamente quistionabile ancora, sarebbe grave la mancanza delle citazioni e di tutte le dilucidazioni opportune, tanto più che infine non occupano un grandissimo spazio, e coloro i quali non vi prendono interesse possono saltarle.
      Da un lato solo forse ci siamo veramente lasciati trasportare un po' troppo, dal lato delle memorie di Napoli, avendo spesso abbondato in particolari nel farne menzione. Ma ci ha arriso la speranza che i napoletani avrebbero gradito leggere questa narrazione, e rilevato con compiacenza il ricordo delle cose del tetto nativo. Considerando l'interesse destato sempre da quelle scene, in verità abbastanza luride, che s'intitolano dal Masaniello, nelle quali, tra mille rovine, una plebe sfrenata faceva pur sempre udire le rauche grida di Viva il Re di Spagna, ci è parso impossibile che altrettanto interesse non sarebbe riuscita a destare la congiura che s'intitola dal Campanella, la sola che preparava il grido d'indipendenza, recando poi tanto strazio ad uno di coloro i quali hanno maggiormente onorata la patria.


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Fra Tommaso Campanella: la sua congiura i suoi processi e la sua pazzia
Volume Primo
di Luigi Amabile
pagine 725

   





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