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      Mandato dunque di poi nel convento della terra di S. Giorgio per udire le lezioni di logica e di filosofia, venendo il Signore della terra per la prima volta nel suo auspicato dominio, tra un gran concorso di popolo e di gente vicina recitai un'orazione da me composta in verso eroico con un'ode saffica, e molti versi da me dettati veggonsi ancora scolpiti così nella nostra Chiesa come nell'arco trionfale. Inoltre scrissi in forma ristretta e compendiosa le lezioni intorno alla logica, alla fisica ed all'Anima. Di poi essendo inquieto, poichè pareami che nel Peripato campeggiasse non la verità sincera ma piuttosto il falso in luogo del vero, esaminai tutti i commentatori di Aristotile, Greci, Latini ed Arabi, e cominciai ad esitare maggiormente ne' loro dogmi, e però volli indagare se le cose che essi affermavano si leggessero pure nel mondo, il quale dalle dottrine de' sapienti appresi essere il codice vivente di Dio. E non potendo i miei maestri soddisfare agli argomenti che io esternava contro le loro lezioni, stabilii di percorrere io medesimo tutti i libri di Platone, di Plinio, di Galeno, degli Stoici, de' seguaci di Democrito, ma principalmente i libri Telesiani, e compararli col codice primario del mondo, per conoscere, mercè l'originale ed autografo, che cosa le copie contenessero di vero o di falso
      . - Circa il ricevimento fatto al Signore di S. Giorgio, dobbiamo innanzi tutto rilevare che l'orazione pronunziata dal Campanella consistè in una poesia, verosimilmente italiana perchè riuscisse più o meno intelligibile, e non fu un'orazione latina come parve al d'Ancona(40); dobbiamo inoltre dire che Signore della terra di S. Giorgio era allora Giacomo Milano, figliuolo di Baldassarre, il quale ne fu poi creato Marchese da Filippo II il 18 febbraio 1593, come ci fece


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Fra Tommaso Campanella: la sua congiura i suoi processi e la sua pazzia
Volume Primo
di Luigi Amabile
pagine 725

   





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