Francesco Fiorentino, che ha avuto i suoi natali appunto ne' pressi di Nicastro; giacchè i documenti dell'epoca mostrano abbastanza diffusi in quel territorio i "de fiorensa", i quali mano mano si dissero in seguito "Fiorentino". In Nicastro il Campanella ebbe a condiscepolo fra Dionisio Ponzio della medesima città, e con lui anche fra Gio. Battista Cortese di Pizzoni; vi conobbe egualmente fra Pietro Ponzio germano di fra Dionisio, e con lui l'altro germano Ferrante Ponzio; fin d'allora egli si strinse in molta intimità con costoro, che troveremo poi tutti involti ne' processi pe' fatti di Calabria come principali imputati, e ciò forse spiega che nel Syntagma la dimora in Nicastro non sia stata menzionata. Ne parlò intanto nel processo di eresia non solo il frate citato più sopra ma anche fra Gio. Battista di Pizzoni, il quale ricordò il Fiorentino lettore e fra Dionisio suo condiscepolo col Campanella, aggiungendo una particolarità in questi termini, che fra Tommaso era "contradicente ad ogni cosa et particolarmente alli lettori sui, et un giorno contradicendo al detto Fiorentino hebbi a dirgli, Campanella, Campanella, tu non farai buon fine"; queste cose egli affermò avvenute "da quindici anni incirca". Ugualmente fra Pietro Ponzio, nel medesimo processo, affermò che l'amicizia di fra Dionisio col Campanella datava "da più di 14 anni" e si era sempre mantenuta viva: le quali testimonianze, essendo della fine del 1599, ci menano al 1585 e 1586(43). Appartenevano i Ponzii a buona famiglia di Nicastro, ed avevano spiriti non meno bollenti di quello del Campanella; perduto il padre in età molto giovane, due di essi nell'anno precedente si erano ascritti all'ordine Domenicano, vestendone l'abito in Catanzaro, l'altro, Ferrante, disponevasi appunto in quell'epoca a recarsi in Napoli per attendere agli studii legali(44). Non è arrischiato l'ammettere che fin d'allora tra il Campanella e questi giovani si sieno manifestati desiderii e concetti di un migliore avvenire pel paese: anche nel processo di congiura un frate amico del Campanella affermò essergli stata fatta da fra Tommaso la confidenza che "havea tridici anni ch'havea questi pensieri nelo stomaco, et l'havea comunicato dal'hora con fra Dionisio"(45). - Più certo è che in Nicastro siasi ancora accresciuto nel Campanella quell'atteggiamento battagliero e riottoso che abbiamo già visto apparire in S. Giorgio, onde spingevasi a dispute co' suoi maestri, i quali non potevano soddisfare agli argomenti che egli adduceva contro le cose insegnate da loro.
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