Non sappiamo poi chi sia stato quel superiore, il quale fece in Altomonte così aspra guerra al Campanella: potè essere appunto quel P.e Silvestro anzidetto che riuscì Provinciale, visto il continuo trovare Priori de' conventi i frati nativi del paese: ma sappiamo solo che compagno in Altomonte gli fu pure fra Gio. Battista di Pizzoni, il quale nel processo depose che là il Campanella scriveva quell'opera che poi stampò in Napoli(53). Ma fu veramente l'invidia la cagione della guerra mossa al Campanella dal suo superiore? Fu la dottrina antiperipatetica quella che costui chiamò falsa dottrina? Come mai poterono appunto persone laiche, quali il Campolongo e i due avvocati, difendere il Campanella dall'accusa di troppo conversare con laici? Come mai sursero "tempi difficilissimi e cose d'alta importanza" che il Campanella accenna senza spiegare? Si verificò pur troppo un incidente importantissimo, che il Campanella ebbe cura di nascondere costantemente; si verificò fin dalla sua dimora in Cosenza, e per esso dovè partire da quella città d'ordine de' superiori, per esso continuò ad essere perseguitato in Altomonte, per esso, ritornato in Cosenza, si decise ad andarsene a Napoli. Di tale incidente passiamo a discorrere.
Narrò il Cyprianus, dietro una lettera diretta a Gio. Andrea Schmidt da Carlo Caffa, il quale affermava di averlo saputo da un Domenicano ottuagenario stato già condiscepolo del Campanella nel convento di Cosenza, che il Campanella nella sua gioventù era di tanto rozzo ingegno da movere a disprezzo e riso, ma che avendo conosciuto un Rabbino Ebreo, ed essendo rimasto con lui per otto giorni continui in uno studiolo, lontano dalle discipline e da' compagni, con una Cabala, per pochi e brevissimi principii, potè sorgere uomo sì grande ed ammirando(54). Tutti hanno qui scorta una leggenda con una parte di vero ed una maggior parte di falso, riferibile allo studio delle scienze occulte iniziato dal Campanella per opera di questo Ebreo, ma possiamo dire che vi fu qualche cosa di più, o che da allora in poi si accreditò quella opinione la quale fece grande e poi misero il Campanella in mezzo a' frati ed a' laici della sua Calabria, che cioè egli conversasse con gli spiriti e che la sua scienza meravigliosa provenisse dal diavolo.
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