È noto infatti che fu perciò fabbricato nel 1606 il convento di S. Maria della salute, detto poi di S. Domenico de' calabresi o di S. Domenico Soriano nella piazza fuori porta Regale (oggi piazza Dante) per opera di fra Tommaso Vesti Domenicano calabrese reduce da Algieri, co' danari ricevuti da Sara Ruffo di Misuraca sua compagna di schiavitù nello stesso posto. È verosimile dunque che il Campanella abbia dovuto fin dal suo arrivo rimanere fuori convento, e forse fin d'allora divenire ospite de' Signori del Tufo, co' quali abbiamo già notata la conoscenza probabilmente avvenuta a' tempi della sua dimora in S. Giorgio. - Non si creda pertanto che con ciò il Campanella cadesse in grave colpa, allontanandosi dall'austerità della vita religiosa e dagli obblighi della regola di S. Domenico: in Napoli, tra' Domenicani di que' tempi, non v'era nè austerità nè regola, e se mai, in conferma di quanto diciamo, non si volessero accettare i racconti e i giudizî delle cronache napoletane, si dovranno certamente accettare le relazioni e i giudizî del Nunzio Aldobrandini, che si rilevano dal suo Carteggio esistente nell'Archivio di Firenze. Egli fin da' primi mesi della sua venuta in Napoli, nel 1592, scriveva a Roma contro la vita licenziosa de' frati in generale e dimandava poteri per rimediarvi(66); ma pe' Domenicani in ispecie non cessò mai di fare le più alte lagnanze. Si sforzò anche troppo d'introdurre la vita più austera de' Riformati in S. Domenico, ed ottenuti gli ordini del Papa, nel 1595, fece sloggiarne tutti coloro che l'abitavano ed introdurvi 60 frati Riformati presi dal convento della Sanità: ma ebbe a vedere, otto giorni dopo, i frati scacciati venire armati di pistole, coltelli e bastoni, e coll'aiuto di quelli di S. Pietro Martire prendere d'assalto il convento, scacciarne i nuovi abitatori, introdurvi munizioni per 6 mesi, fortificarsi, elevar trincee alle porte, guarnire di sassi le finestre, suonare le campane a martello, eccitando il popolo e parte della nobiltà in loro favore, destando forte commozione nel Vicerè; e durarono così tre buoni mesi in aperta ribellione, da' primi di aprile a' 22 di giugno, quando aprirono finalmente le porte vincendo la partita in barba al Nunzio ed allo stesso Papa.
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