Segue l'opera De sensitiva rerum facultate, o De sensu rerum, composta dopo la disputa pubblica e la conversazione col Porta già dette. Essa era già composta quando si stampava la prefazione della Filosofia, come si legge appunto in termine di questa prefazione; può dirsi quindi scritta nell'inverno del 1590. E fu scritta in latino, come risulta da ciò che se ne dice nell'opera stessa rifatta più tardi in italiano e successivamente tradotta, dopochè andò perduta insieme col trattato "De investigatione" e con altre opere(86). Verosimilmente ebbe dapprima per titolo "De sensitiva rerum facultate", e così la troveremo difatti ancora nominata in un documento del tempo in cui l'autore passò a Firenze; ma ben presto egli dovè nella sua mente sostituirgli il titolo "De sensu rerum" che adottò in sèguito, e così difatti si trova già annunziata nella prefazione della Filosofia. Vedremo come e dove l'autore l'abbia rifatta, e metteremo in vista parecchie cose appartenenti agli anni posteriori a quelli de' quali ci stiamo occupando: ma si sa che il Campanella aveva una memoria tale, da essere in grado di tornare a scrivere un'opera perduta, anche dopo varii anni, pressochè con le medesime parole con le quali l'aveva dapprima scritta; c'imbatteremo poi in qualche esempio notevole del suo sistema di serbare fedelmente le cose come già stavano quando ebbe a rivedere e compiere qualche sua opera, e generalmente anche quando ebbe a tradurla dall'italiano in latino per darla alle stampe. Non dubitiamo quindi di affermare che questa prima composizione dell'opera De sensu rerum sia stata essenzialmente quella medesima che oggi possediamo ricomposta.
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