Il Campanella, autore di un libro di filosofia, dovè con ogni probabilità tenersi in relazione con la maggior parte de' lettori segnatamente di filosofia, che appunto nell'anno 1590-91 erano: 1.° il medico Gio. Berardino Longo per la lettura della mattina, con d.ti 300 l'anno oltre gli straordinarii; 2.° il medico Gio. Geronimo Provenzale, che fu poi Vescovo ed Archiatro di Clemente VIII (giacchè Napoli ed anche le Provincie napoletane fornivano allora molto spesso gli Archiatri Pontificii) per la lettura della sera con d.ti 80 l'anno; 3.° il medico Francesco Ant.° Vivolo per le posteriora et topica con d.ti 60, successo al Sarnese parimente medico e maestro di Giordano Bruno(90); 4.° il P.e fra Mattia Aquario per la metafisica con d.ti 80, successo da poco tempo al medico Colanello Pacca. Abbiamo veduto che il Campanella curò questo P.e Aquario, sicchè almeno con costui ebbe certamente stretta relazione; d'altronde doveva invogliarlo a mostrarsi nello studio la presenza in esso de' parecchi amici suoi di Stilo, che abbiamo avuto più sopra occasione di nominare. Ma indubitatamente, essendo occupato a comporre le sue diverse opere, egli ebbe a frequentare la Biblioteca di S. Domenico, e tutto mena a far ritenere essergli là precisamente toccata quell'avventura che andiamo a narrare. La Biblioteca trovavasi nel corridoio che guarda il gran chiostro, presso la cella abitata già da S. Tommaso d'Aquino, dove in questo momento risiede l'Accademia Pontaniana: vi si accedeva non solo dal lato del cortile in cui era posto lo studio, ma anche da un ingresso più diretto aperto verso la via di S. Sebastiano, presso il locale che ancor'oggi è adibito ad uso di Farmacia.
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