Ma nel convento di S. Domenico, se dapprima si parlò dell'accusa di "avere spiriti sopra", ciò che mostra tale opinione molto diffusa, più tardi, verosimilmente per le rivelazioni di qualche testimone chiamato a deporre, si giunse a conoscere un po' meglio ogni cosa e si ebbe cura di tenerla celata. Forse fra Serafino da Nocera cominciò dal rendere questo primo servigio al Campanella; forse anche il Battaglino medesimo, in tale circostanza, volle esser pietoso verso il povero filosofo.
Nulla possiamo dire de' particolari di questo processo. Anche pel fatto dell'avere spiriti, si deve ritenere fino a un certo punto ciò che il Campanella scrisse poi allo Scioppio, che cioè si era discolpato rispondendo aver lui consumato olio più che gli accusatori vino etc. etc.; potè questa essere la sostanza, non la forma della sua risposta. Ma se non conosciamo i particolari del processo, ne conosciamo tuttavia la specie, la sede ed anche l'esito, le imputazioni fatte, il tribunale che giudicò, la condanna che ne seguì; e ciò può bastare alla nostra narrazione. Gioverà intanto dir qualche cosa del tribunale, della Corte, delle carceri del Nunzio, della maniera di condurvi i processi e di trattare i carcerati, secondo le notizie raccolte da qualche processo che abbiamo potuto vedere, e specialmente dal Carteggio del Nunzio Aldobrandini, che abbiamo avuto cura di percorrere in tutti i suoi molti volumi esistenti nell'Arch. di Firenze. Queste notizie serviranno a chiarire le cose del Campanella tanto nel processo attuale quanto ne' processi posteriori, e non poche circostanze di diversi travagli da lui patiti; nè si credano un lusso di erudizione, mentre invece il non averle rilevate ha fatto cadere i biografi del Campanella in diverse e non lievi inesattezze.
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