Fu a Venezia e prese poi stanza in Roma; l'elenco delle sue opere rimaste inedite può leggersi in una lettera di Giovanni Bartolini Bolognese riportata dall'Odescalchi nelle Memorie de' Lincei, essendo stato il Persio uno de' primi ascritti a quell'insigne Accademia; il Fiorentino ne ha fatto conoscere qualcuna che se ne trova ancora. Fu costante amico del Campanella; sappiamo da documenti che si tenne in continua corrispondenza con lui anche in gravissimi momenti della prigionia sofferta dal filosofo in Napoli, ed egli medesimo un anno prima della sua morte, il 1611, gli mandò da Roma l'opera di Ticho-Brahe(106). Naturalmente il Persio dovè ricordare sovente a D. Lelio Orsini il povero Campanella e sollecitarne con vigore i buoni ufficii.
Da Roma dunque il Campanella se ne andò a Firenze. Nel Syntagma questa sua gita si trova registrata con pochissime parole: "andai a Firenze, nè però incontrai miglior sorte, e dedicai il libro De sensu rerum al Gran Duca Ferdinando primo". Ma già da un pezzo era stata pubblicata dal Fabroni una lettera del Campanella che spargeva sufficiente luce su questa gita: in sèguito, mercè le indicazioni del Baldacchini per notizie avutene dal Trucchi, Francesco Palermo ne rinvenne e pubblicò un'altra, e il D'Ancona 4 altre di diversa provenienza, tutte esistenti nell'Archivio Mediceo; ancora il Berti ne ha pubblicata non ha guari un'altra del Campanella al Galilei, raccolta nella Bibl. naz. di Firenze e contenente qualche altra notizia intorno al fatto che dobbiamo narrare; infine noi medesimi, del pari nell'Archivio Mediceo, ne abbiamo rinvenuta un'altra dell'Agente di Toscana in Napoli che oggi pubblichiamo, ed oramai si può dire che la gita del Campanella a Firenze sia chiarita appieno nella sua data, nel suo scopo, nel suo risultamento, in tutte le sue fasi(107). Il Campanella era stato proposto al Gran Duca e si era mostrato con lui desideroso di dedicarsi al suo servizio; si trattava di dargli una lettura di filosofia nello studio di Pisa, e il documento da noi trovato mostra che la proposta era stata fatta già da un pezzo, sin dal 1591, durante la dimora di lui in Napoli.
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