Forse l'aveva proposto Mario del Tufo, giacchè le nostre ricerche nell'Archivio Mediceo ci hanno rivelato una stretta corrispondenza col Gran Duca da parte di questo Signore, che avendo una buona razza di cavalli in Minervino (o, come allora si diceva, Mondorvino) ne faceva continui regali al Gran Duca, il quale mostrava di pregiarli grandemente, e si disobbligava regalandogli quasi sempre marzolini e due volte anche "due schiavi sani e belli"(108). Il Gran Duca avea sin dal 1591 dimandato informazioni sul Campanella al suo Agente in Napoli, Giulio Battaglino, napoletano e prete, stato già al suo servizio in Roma quando il Gran Duca era Cardinale ed egli emigrato, come ci risulta dal suo Carteggio e da quello del Residente Veneto: noi avremo a parlare ancora in sèguito del Battaglino e de' suoi dispacci intorno al Campanella, e quindi è tutt'altro che inutile avere notizie precise delle sue condizioni(109). Al Battaglino giunse l'incarico d'informarsi del Campanella mentre costui trovavasi già carcerato in Napoli, e rispose "che per trovarsi lui prigione per causa di religione, nè haveva potuto trattar seco nè conveniva intrigarsi in tal genere di imbarazzi". Ma in sèguito, forse dopo nuove sollecitazioni, in data del 14 7bre 1592 ne diede migliori informazioni, dicendo che fra Tommaso aveva facilmente superato il travaglio in cui era stato posto per invidia; che l'indomani sarebbe partito per Roma a procurare il gastigo del calunniatore; che era uno de' più rari ingegni, come poteva giudicarsi dagli scritti che egli aveva visti e dalla voce che ne correva, e di qua gli era nata l'accusa che avesse alcuno spirito familiare; con lo scudo di alcun principe se ne poteva sperare gran cose.
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