Verso il Gran Duca si mostrò consapevole di non essere stato "accettato per servitore di subito", si augurò che lo sarebbe in sèguito, lo ringraziò dei favori ricevuti, espresse il suo stupore per la magnifica Libreria veduta, annunziò che se ne andava a Padova, come ne avea manifestato il disegno, e che là sarebbe rimasto pronto ad ogni menomo cenno di S. A. Verso l'Usimbardi si mostrò grato ed obbligato, si augurò che lo appoggerebbe ancora in sèguito presso il Gran Duca, ripetè il suo stupore per la Libreria di S. A., annunziò che sarebbe partito l'indomani o al più l'altro domani. Adunque il 16 o 17 8bre il Campanella mosse da Firenze per Padova, ma si fermò in Bologna, dove ricominciarono i suoi malanni. Aggiungiamo intanto che venne poi la risposta del P.e Generale al Gran Duca, in data del 13 9bre ed in termini punto rassicuranti, ciò che non può far meraviglia oggi che abbiamo posti in luce i fatti avvenuti al Campanella in Napoli e in Roma. "Alquanto differente relazione tengo io del Padre Fra Tomaso Campanella, di quella è stata fatta a V. A. S. per quanto posso comprendere dalla sua amorevolissima scrittami. Con tutto ciò volendosi lei servire dell'opera sua, acciò non resti defraudato del suo buon desiderio, io farò prova del valore e sufficienza sua, e trovandolo atto per servire un tanto Principe qual è V. A. S., gli comandarò ubbidisca a' suoi cenni, che mi sarà sempre singolar favore si degni prevalersi della mia religione, come io indegno capo di essa desidero tanto servirla.
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