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      Tanto per la data, quanto pel genere d'imputazione, il Campanella fu chiamato in giudizio insieme con altri frati. Questo risulta dalle sue stesse lettere, e risulta del pari essersi difeso adducendo, che l'altro compagno il quale dormiva con lui avrebbe dovuto rispondere egualmente della imputazione, e poi egli non avea la vista buona e non avrebbe potuto facilmente accedere presso il P.e Generale. "Ma l'iniquità, egli dice, non cercava il delitto, bensì cercava di farmi delinquente"; e ciò indurrebbe a credere che dovè rimanere carcerato e maltrattato per qualche tempo. Giunse tuttavia a riacquistare la libertà, naturalmente per insufficienza d'indizii, o per avere "purgato gl'indizii" con qualche tormento; ma rimase la memoria di questo processo, e forse ad esso mette capo l'affermazione del Parrino e del Giannone, che il Campanella era stato già prima carcerato anche "per la sua vita poco esemplare e pe' suoi difformi costumi".
      Venuto in libertà, probabilmente con la clausola di dover essere pronto a rispondere novis supervenientibus inditiis giusta la procedura del tempo, egli ricominciò a scrivere ed anche ad insegnare e a disputare. Le notizie di ciò che egli scrisse in Padova trovansi al solito nel Syntagma, bensì in molto disordine, vedendosi stranamente intralciato il ricordo di ciò che scrisse in Padova e di ciò che scrisse in Roma allorchè ebbe a fermarsi per la 2.a volta in questa città; ecco quanto se ne può cavare di più sicuro, e preghiamo di tenerlo presente poichè costituisce il sèguito del Catalogo delle opere del Campanella.


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Fra Tommaso Campanella: la sua congiura i suoi processi e la sua pazzia
Volume Primo
di Luigi Amabile
pagine 725

   





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