Nè vogliamo tacere che non ci apparisce realmente derivata da queste opere, ossia dalle dottrine consegnate in queste opere, la persecuzione continua sofferta dal Campanella in Padova, come lascerebbe sospettare una proposizione emessa dal Naudeo tanti anni dopo(120): il Naudeo, amicissimo del filosofo, e durante la vita e dopo la morte di lui fu solito d'ingarbugliare il ricordo delle cause, per le quali egli era stato perseguitato; d'altra parte il Governo Veneto era solito di perseguitare esso medesimo e di non lasciare impuniti i fautori della supremazia Papale.
IV. Eccoci ora al trasferimento del Campanella da Padova a Roma. Abbiamo già accennato che questo dovè accadere verso la fine del 1594, poichè il processo iniziato in Padova, certamente assai grave ed aggravatosi sempre più per via, era già esaurito in Roma prima della fine del 1595; e ci parrebbe superfluo dire che egli dovè essere tradotto a Roma qual prigioniero, se non ci obbligasse a dichiararlo il fatto che i biografi hanno tutti ammesso un'andata spontanea da Padova a Roma. Il Berti è stato il solo ad avvedersi che l'andata del Campanella a Roma segna il tempo di un suo processo da tutti sconosciuto; se non che egli lo crede il 1° processo, avvenuto non più tardi del 1595 o 96, ed ammette sempre un'andata spontanea del filosofo a Roma, "o fosse irrequietezza sua, o timore di molestia per parte de' frati od anche de' magistrati per causa delle dottrine teocratiche, e più probabilmente per dare ragione di sè al S. Uffizio". Ma sebbene il filosofo non abbia mai parlato molto chiaramente delle sue maniere di andare a Roma, ed anche ad occasione del suo primo trasferimento da Napoli ci abbia fatto leggere nel Syntagma "Romam perrexi", questa volta ci fa leggere il trasferimento da Padova con le parole "Romam perductus": il D'Ancona, nel recarle in italiano, ha adoperata la frase "portandomi a Roma", ma noi vi abbiamo scorto un senso passivo e non attivo, ed abbiamo perciò adoperata la frase "tradotto a Roma". D'altronde bisogna tener presenti le circostanze di tale andata a Roma, la perdita che vi fece di diverse opere scritte in Padova (la Filosofia di Empedocle, la nuova Fisiologia, l'Apologetico del Telesio contro il Chiocco e la Rettorica, le sole opere che, o in originale o in copia, esistevano presso di lui) e il rinvenimento nel S.to Officio di tutte le altre opere che avea già precedentemente perdute in Bologna (ved. qui pag.
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