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      62): questo ci pare che indichi senz'altro essere stato il Campanella strappato bruscamente dal luogo della sua dimora in Padova, poi tradotto a Roma e consegnato nelle carceri del S.to Officio, dove ebbe anche a trovarsi in presenza delle opere toltegli in Bologna, e a doverne rispondere.
      Le principali imputazioni, dalle quali dovè difendersi, furono certamente sempre il non aver denunziato l'ebraizzante e l'essersi reso colpevole di eretica pravità. Ma a queste se ne aggiunsero ancora altre, alcune delle quali vennero senza dubbio messe innanzi nel tempo in cui il processo si svolgeva in Padova: esse furono, l'aver composto un empio Sonetto contro Cristo, l'aver manifestato eresie in Calabria, come risultava dalla deposizione di un suo conterraneo accusato egualmente di eresia nel tribunale del Vescovo di Squillace, l'essere stato trovato in possesso di un libro di Geomanzia senza il debito permesso, l'avere enunciate proposizioni censurabili nell'opera De sensu rerum toltagli in Bologna. La 1a e 2a di tali imputazioni aggiunte trovansi registrate nella lettera al Papa ed a' Cardinali pubblicata dal Centofanti, ma vedremo anche nel 5° processo sostenuto in Napoli la deposizione di un suo intimo amico (fra Dionisio Ponzio), nella quale è detto che il Campanella medesimo gli aveva parlato di un Sonetto bruttissimo contro Cristo, e glie lo aveva anche recitato, per lo quale era stato innocentemente inquisito in Roma(121). La 3a imputazione, quella di essere stato trovato in possesso di un libro di Geomanzia, ciò che ci sembra aver dovuto accadere in Padova nel momento della cattura, trovasi registrata nella Informazione pubblicata dal Capialbi(122). L'ultima, quella delle opinioni censurabili emesse nell'opera De sensu rerum, trovasi registrata con varie particolarità nell'opera medesima rifatta dall'autore in italiano più tardi e poi pubblicata in latino nel 1620, come anche nella Difesa dell'opera premessa alla 2a edizione di Parigi 1637: in quest'ultimo documento è detto che la risposta agli argomenti degl'Inquisitori fu data nel 1598, e son citati gli Atti del 1598, ma abbiamo ragione di credere che vi sia incorso un errore di data, dovendosi leggere 1595, tanto più che a pochi versi di distanza si ha un altro errore di data manifestissimo, trovandosi detto che la 1a edizione dell'opera fu fatta nel 1617, mentre si sa che fu fatta nel 1620. - Non conosciamo la serie degli argomenti addotti dal Campanella contro ciascuna imputazione, ma non ci manca per taluna di esse qualche indizio e per le altre qualche notizia positiva, che il Campanella medesimo ha avuto cura di fornire.


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Fra Tommaso Campanella: la sua congiura i suoi processi e la sua pazzia
Volume Primo
di Luigi Amabile
pagine 725

   





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