E bisogna aggiungere che non manca un fortissimo indizio, da noi trovato in un'opera appartenente ad un compagno di carcere del Campanella di cui si discorrerà tra poco, per lo quale si è autorizzati a dire che questo libro fu "il secondo" tra' libri da lui composti nel carcere; nè abbiamo bisogno di far notare, che avendo esso la data certa del 1595, e non essendo stato il primo tra' libri composti in Roma, si può tanto meglio affermare che il trasferimento del Campanella alle carceri di questa città sia avvenuto nella fine del 1594. Ciò posto, deve dirsi che in tale periodo egli abbia "cominciato" a scrivere l'altro Compendio di Fisiologia, diverso da quello ora contemplato, in risarcimento di un grosso volume perduto che comparava le opinioni degli antichi alle proprie, la quale circostanza autorizzerebbe a dire che egli avesse avuta l'intenzione di risarcire la perdita del libro di Fisiologia sottrattogli a Bologna, composto di "dispute contro tutte le sètte" o veramente del libro De Rerum universitate (confr. pag. 53 in nota). Di certo ne venne fuori l'inizio di ciò che fu poi detto l'"Epilogo" o "Epilogo magno di Filosofia", essendo state le dispute contro le sètte riserbate per un'appendice che fu composta più tardi col titolo di Quistioni; e vedremo che l'opera fu cominciata e poi proseguita in italiano, la quale novità, imitata in sèguito per lungo tempo, merita di essere additata. Ma il lavoro fu presto interrotto per comporre il Compendium Phisiologiae in latino, verosimilmente anche questa volta per dettarne lezioni, e forse a quel Paolo Attilio, che potè essere uno de' due giovani Ascolani sopra menzionati.
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