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      Mediceo abbiamo rinvenute molte notizie intorno al Principe ed anche sue lettere in buon numero(161). Divenuto prodigo e sregolato, egli si ricinse ben presto di una nuova Corte riformando la sua casa e i suoi ufficiali, due volte se ne andò in Toscana e in Lombardia anche di nascosto, si diede ad una vita licenziosa, fece debiti e donazioni senza curarsi di chiedere l'assenso Regio che era di obbligo pe' feudatarii, onde venne a richiamare sopra di sè dapprima gli avvertimenti, di poi i rigori de' diversi Vicerè che si successero nel Regno; l'Archivio di Napoli ce ne offre già documenti nel 1574(162). Più volte si riunì con la Principessa, ma sempre finì per allontanarsene ben presto, ed una di queste volte, non senza voti clamorosi, pagati anche abbastanza cari ed accompagnati da preghiere pubbliche, la Principessa divenne gravida. Assicurata la successione il 21 aprile 1581, egli tornò e separarsi, ed ella ebbe voglia di tornarsene a Pesaro; ma fu fermata per via, in Bari, mercè un ordine Vicereale con comminatoria di D.i 100 mila, non potendosi permettere che fosse educato fuori Regno un futuro Principe di tanta forza; ed in Bari ebbe le cure di Giacomo Bonaventura di Lacedonia, medico riputatissimo, che là esercitava l'arte e che durante questa narrazione incontreremo ancora in Napoli presso il letto di morte del Conte di Lemos, donde passò in Roma archiatro di Clemente VIII(163). Ma riuscite inutili le cure, la Principessa attese in Napoli a provare le acque della Zolfatara di Pozzuoli, ansiosa di rimedii e segreti che le forniva anche il Gran Duca di Toscana, il quale ne aveva molti e ne ritraeva molto credito presso i Nobili napoletani, uccellata da' Gesuiti che seppero profittare delle discordie coniugali e giunsero a carpirne la ricchissima eredità, desolata infine per la morte dell'unico figliuolo appena quattordicenne cui si era dato il titolo di Duca di S. Marco, invogliata di finire i suoi giorni nel convento di S. Sebastiano, ma rimasta sempre tra le unghie de' Gesuiti(164). Fin da' primi anni delle discordie, D. Lelio Orsini, nipote di questi Signori essendo figlio di Felicia Sanseverino sorella del Principe, interpose i suoi buoni ufficii tra loro, bensì inutilmente, come risulta da una sua lunga lettera aut


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Fra Tommaso Campanella: la sua congiura i suoi processi e la sua pazzia
Volume Primo
di Luigi Amabile
pagine 725

   





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