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      Creato Vescovo nel febbraio 1594, cominciò dall'affacciare pretensioni pe' frutti del Vescovato già vacante e fece per questo mali officii presso la Curia Romana contro il Nunzio; poi negò al Duca di Ferolito, Conte di Nicastro, un dritto che costui possedeva di "fidare nelle erbe della Chiesa di Nicastro ed anche venderle agreste", e affacciò la strana pretensione che per tale controversia venisse citato a comparire innanzi al tribunale del Nunzio; poi avendo il Duca ottenuto un decreto favorevole del Sacro Regio Consiglio, tribunale competente, ed essendo stato mandato dalla R.a Audienza un Commissario per l'esecuzione del decreto, egli maltrattò il Commissario e lo scomunicò con tutti gli ufficiali della città, a capo de' quali era un Gio. Battista Carpenzano, facendo pubblicare dal suo Vicario un interdetto. E scrisse a Roma e fece da Roma scrivere al Nunzio che pativa travagli indebiti, ed appunto nell'aprile 1598 si permise di pubblicare una cedola venuta da Roma senza l'exequatur: allora il Governo, che si guardava bene dal tollerare un fatto simile, lo dichiarò licenziato dalla sua diocesi, e perchè contumace pose sotto sequestro le rendite del Vescovato; ma egli fece dal Vicario scomunicare l'Auditor Gonzaga andato ad eseguire i detti ordini, e con lui il Vice Conte Gio. Antonio Falconi. Di rimbalzo gli ufficiali della città carcerarono parecchi gentiluomini aderenti del Vescovo, e volendo un giorno que' della Corte del Duca trarre agli arresti un cuoco del Vescovo che portava armi senza permesso, videro intervenire il Vescovo medesimo, il quale li caricò di contumelie, al punto che taluni trassero qualche colpo di archibugio in aria per farlo tacere, ed egli allora si allontanò dalla Diocesi(182). Ma al tempo medesimo i reggitori della città si occuparono di provvedere perchè l'interdetto fosse revocato, e tenuto pubblico parlamento, si concluse di nominare fra Dionisio Ponzio ed Innico de Franza procuratori della città, perchè potessero comparire a nome di essa in Reggio ed anche in Roma bisognando, a fine di ottenere da' superiori ecclesiastici la rivocazione dell'interdetto.


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Fra Tommaso Campanella: la sua congiura i suoi processi e la sua pazzia
Volume Primo
di Luigi Amabile
pagine 725

   





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