Il Vescovo di Nicotera costringeva con la scomunica il Castellano del luogo a ricevere nelle carceri del Castello clerici ed altri ecclesiastici prigioni in suo nome; quello di catanzaro accoglieva in un monastero di pentite la moglie di un uomo che con l'aiuto di essa aveva ammazzata la sua 1a moglie, ed esigeva dal Giudice, intervenuto per le debite informazioni, un decreto liberatorio in favore di quella donna senza neanche esaminarla(192). Il Vescovo di Squillace, dopo di avere scomunicato il Capitano di Stilo, non solamente si faceva consegnare dal Giudice un grosso malfattore a nome Colella Bua, col solito pretesto che era clerico selvaggio, ma anche un inquisito di stupro ed omicidio in persona di una parente, col pretesto che esso era domestico di una monaca. Il Vescovo di Gerace spediva monitorio al Capitano e al Giudice della città, perchè sotto pena di scomunica, in forza della Bolla In coena Domini, consegnassero tra 18 ore un ladro di giumente e il rispettivo processo già formato, col pretesto che 12 anni prima era stato tonsurato (sebbene non avesse mai funzionato da clerico), oltrechè gli era stata trovata sulla persona un'orazione a S. Patrizio, la quale dovea vedersi se fosse superstiziosa e spettante al S.to Officio, ed ebbe il ladro e lo mandò via impunito; dippiù spediva un altro monitorio perchè si rilasciasse un contumace, e si lacerasse l'informazione presa contro un inquisito del ratto di una donna, perchè la carcerazione e l'informazione erano state eseguite nel giovedì in albis, e nulla di simi
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