Passò così tutto l'anno 1597, ma in aprile del 1598 "il Cigala fu dichiarato Capitano del mare, la Sultana madre del Sig.°r minacciata di relegazione in Amasia o ritiro nel serraglio"(228). Quest'ufficio era molto desiderato dal Cicala, tanto che lo si vide più tardi rifiutare il Visirato per rimanere nel Capitanato del mare, sia perchè vi godeva maggior riposo, avendo già 54 anni di età passati in molti travagli, sia perchè gli fruttava un 40 mila zecchini l'anno, ed egli avea bisogno di conciliarsi co' donativi il favore del Serraglio. I Baili Veneti non lo vedevano bene, poichè non era punto affezionato a Venezia, "dicendo, benchè nato in Messina, di discender da Genova, patria naturalmente poco amica a questa Ser.ma Republica"; eppure il solo suo amico fidato era il Capi-Agà, veneziano rinnegato, poichè veneziani, genovesi, corsi, napoletani ed anche calabresi in buon numero occupavano allora grossi ufficii nell'impero ottomano. I Baili lo dichiararono sempre sprezzatore di chicchessia, arrogante perfino col Sultano, bugiardo, ingannatore, avaro; tuttavia non mancarono mai di riconoscere in lui certe grandi qualità, e non lasciarono mai nulla intentato per renderselo propizio, come per ispiarne ogni passo. Già nella condotta de' Veneti in Costantinopoli, quale risulta dal Carteggio de' Baili, non si saprebbe cosa ammirare di più, se la pieghevolezza e la pazienza, o l'astuzia e l'impiego opportuno di tutti i mezzi atti all'acquisto di buone intelligenze e buone informazioni; oltre i zecchini, erano sempre distribuiti con giudizio rasi, velluti, cristalli, orologi, e verso il Cicala Capitano del mare si usava una larghezza anche maggiore.
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