La Repubblica gli regalava 2 mila zecchini ogni anno, perchè, dicevasi, tenea sgombro il mare da' pirati, e quando giungeva a Corfù e Zante, gli faceva dare non solo il presente in moneta ma anche ciò che poteva piacergli in vettovaglie fresche; un presente gli era del pari dato dalle navi veneziane, dovunque egli ne incontrasse nelle sue escursioni, e la Repubblica non ci trovava a ridire. In Costantinopoli poi, alla sua partenza come al suo arrivo, visite, complimenti e regali. Si compiaceva di pitture, e il Bailo gli manda miniature; altra volta gli manda lastre di vetro, carte di cosmografia, libri di storia, "per raddolcirne l'animo"; altra volta egli stesso chiede un orologio da tavola, "di quelli che battono forte"; la moglie, guastatosi un orologio, lo manda a casa del Bailo per farlo accomodare, e il Bailo le compiace e ne fa sempre relazione a Venezia. Ma "non legge prontamente franco (int. italiano), e si "fa leggere le lettere da persone che l'intendono", e il Bailo per le sue vie coperte giunge ad avere da queste persone copia delle lettere a misura che arrivano dall'Italia e le trasmette a Venezia; in tal guisa si hanno le copie delle lettere di Carlo suo fratello e diverse piccanti informazioni circa l'affare del Ducato di Nixia, che al Papa, alla Spagna, a' Vicerè di Napoli e di Sicilia parve una bella occasione per avere in mezzo a' turchi un uomo devoto a' cristiani, mentre al Bassà Cicala era parsa una bella occasione per attirare il fratello e la vecchia madre alla religione musulmana.
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