Egualmente, dentro l'arsenale di Costantinopoli e a bordo delle galere che uscivano nelle escursioni annuali, sempre che poteva, il Bailo teneva qualche uomo di sua fiducia, il quale in determinate circostanze ed al ritorno dalle escursioni era interrogato in forma legale con giuramento, e la copia dell'interrogatorio veniva trasmessa in cifra, al pari di tutta l'enorme corrispondenza, a Venezia.
Come dicevamo, nell'estate del 1598 il Bassą Cicala fece la sua escursione con la flotta venendo in Calabria al capo di Stilo. Il Carteggio del Bailo da Costantinopoli c'informa che l'8 agosto era partito con 47 galere munite di zappe e scale, aumentate poi a 50 e travagliate durante il viaggio dalla peste; la quale circostanza forse eccitņ tanto maggiormente nel Bassą il desiderio di rivedere dopo tanti anni la vecchia madre. Il Carteggio del Residente in Napoli c'informa, che giunto nel golfo di Squillace con 48 galere e 7 galeotte, fece il 19 7bre sbarcare al capo di Stilo gli uomini di tre sole galere, e che il 20 a tre ore di mattino ripartģ lasciando anche le tracce del suo passaggio nelle coste della Roccella, Gerace, Condeianni e Bianco; quindi, non senza pericolo pel forte vento, penetrņ nella fossa di S. Giovanni, dove si trovavano 6 galere di Sicilia e 6 di Napoli, le quali, tirati alcuni colpi di cannone, cedendo al numero si ritirarono a Messina. Il Duca di Maqueda Vicerč di Sicilia aveva gią ordinato in Messina che niuno uscisse dalla cittą, pena la forca, temendo intelligenze co' turchi; in Reggio poi la guarnigione spagnuola, poco prima rinforzata con 600 uomini, non fece che continui spari di artiglieria, pretendendo che cosģ il Cicala non sarebbe sbarcato.
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