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      Et viene affermato in lettere di persone di molto conto, ch'egli non lasciò nel spatio che furono insieme di accompagnar le lagrime della madre con qualche tenerezza". Il Cicala non tardò a partirsene senza fare altri danni in Calabria: ne fece bensì a Malta, sbarcando con 2 mila uomini in Gozo, e poi se ne andò alla Barberia, dove si trattenne costruendo un forte in Porto-farina; quindi si ritirò a Costantinopoli.
      Un avvenimento di questa natura non potè non fare una grande impressione sul Campanella. Vedremo che tra' diversi presagi, sui quali egli allora rivolgeva la sua attenzione, vi era quello del medico ed astrologo M.° Antonio Arquato, che recava doversi l'Impero ottomano dividere in due parti, una delle quali si sarebbe convertita al Cristianesimo ed avrebbe combattuto l'altra: forse nella visita del Cicala alla madre egli intravvide che il presagio dovea verificarsi. All'opposto, come abbiamo detto, il Cicala agiva nel senso di condurre il fratello e la madre all'islamismo; nè le sue azioni erano meglio giudicate presso i musulmani. Sappiamo che il Muftì, divenutogli nemico, enumerava diverse sue colpe; la principale fra queste era, che la prima volta uscito fosse andato a prendere il fratello per condurlo a Costantinopoli, ed andato in sèguito a visitare la madre ed avutala sulla galera, non si fosse curato di "liberarla di cristianità", per la qual cosa aveva offeso Dio e doveva riportarne gastigo(230). Ad ogni modo poi il Campanella non poteva non vedere in tutto ciò l'insigne debolezza del Governo, il quale non era in grado di opporsi alle imprese del Cicala, lasciava che devastasse il paese, e invece di combatterlo lo compiaceva nei suoi desiderii.


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Fra Tommaso Campanella: la sua congiura i suoi processi e la sua pazzia
Volume Primo
di Luigi Amabile
pagine 725

   





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