Riconoscente al Pizzoni già suo lettore, ossequente al Polistina Provinciale, non aveva mai avuto simpatia per fra Dionisio, massime perchè lo sapea proclive a' risentimenti, ed abituato a' discorsi più osceni: era stato anch'egli assegnato a Nicastro mentre fra Dionisio vi tenea l'ufficio di Priore, ma non volle andarvi e non si diè pace finchè non s'ebbe procurata un'altra assegnazione. Fu pel Campanella un amico tenero, disinteressato, costante; può dirsi essere stata quest'amicizia la cagione sola delle atroci sciagure che patì, e non di meno la mantenne sempre ed efficacemente; in somma vedremo in lui una simpatica e cara figura tra molta bordaglia(232).
Le occupazioni del Campanella nel convento di Stilo furono le sue solite; dar letture, specialmente di filosofia, e scrivere libri; ma oltracciò egli adempiva assiduamente a' suoi doveri di buon religioso, come fu poi attestato da frati non sospetti e da altre persone di Stilo che ne furono interrogate(233). Cominciando da quest'ultimo punto, dobbiamo dire assodato che recitava l'officio quotidianamente, talvolta insieme con fra Pietro di Stilo e con fra Domenico di Stignano; assisteva al coro, e solo si notava che "stava astratto", celebrava la Messa e "tutti l'ascoltavano volentieri" quantunque conoscessero che era stato inquisito dal S.to Officio; avea ricevuto dal Provinciale la licenza di predicare (ciò che conferma non trovarsi per penitenza a Stilo), e dall'altare "stando sopra una seggia... predicava cattolicamente, che tutto Stilo l'andava a udire, e diceva bellissime cose predicando l'Evangelio de verbo ad verbum". In somma dimostrava buona vita e "passava per uomo onesto", siccome del rimanente nessuno pose mai in dubbio anche pe' tempi anteriori trascorsi in Calabria, ne' quali, eccetto l'incidente dell'Ebreo, non si citò alcuno scandalo da lui dato.
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