Quanto alle letture, occupazione da lui sempre amata, diede nella propria cella letture di filosofia, e ne profittarono, oltre a fra Domenico di Stignano pel tempo in cui dimorò nel convento, diversi individui di Stilo, tra gli altri Giulio Contestabile e Fulvio Vua assiduamente, e di tempo in tempo Gio. Gregorio Presinace, che trovasi più spesso detto Prestinace, suo stretto amico, dippiù alcuni giovani venuti da' paesi vicini, come i due fratelli Jacopo e Ferrante Moretti di Terranova. Tutti costoro si trovarono di poi involti nelle sventure del Campanella, e bisogna fin d'ora attendere a ricordarne i nomi.
Quanto alle opere, abbiamo per questo periodo un garbuglio molto difficile ad essere districato. La notizia delle opere scritte in Stilo nella fine del 1598 e parte del 1599, può rilevarsi da quattro fonti principali che per ordine di data sarebbero: le due Difese composte durante il processo (1600-601), la Lettera latina al Papa e Cardinali pubblicata dal Centofanti (1607), la Narrazione ed Informazione pubblicate dal Capialbi (1620), infine il Syntagma (redatto nel 1631 e pubblicato nel 1642); inoltre può anche fornire un po' di luce qualche circostanza inserta in talune delle opere medesime giunte sino a noi(235). Ma i fonti suddetti sono discordanti, e la qualche circostanza inserta nelle opere potrebbe rappresentare una interpolazione consecutiva; giacchè per lunghissimo tempo il Campanella ebbe bisogno di dimostrare che in Stilo era occupato a edificare, non a distruggere, in fatto di Stato e di Chiesa, e forse taluna delle opere fu da lui assegnata a questo periodo mentre non vi apparteneva.
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