Quanto al Campanella, egli avrebbe certamente disputato in quel Capitolo, ma non vi fu neanche chiamato; ed č certo che se ne lagnō in sčguito con fra Paolo della Grotteria, dicendo che "li litterati non erano premiati nč exaltati secondo il dovere, et anzi sbassati et tenuti sotto contra ogne giustitia, et che a tale effecto non era esso stato chiamato al Capitolo di Catanzaro, perchč essendo litterato cercavano di tenerlo sepolto". Le cose stavano realmente cosė, nč c'č da farne le meraviglie: si č visto sempre tra' frati esaltata anche pių del dovere la dottrina di qualcuno elevatosi un poco sul livello comune, poichč questo accredita l'Ordine, ma si č vista ben di rado onorata la dottrina nelle candidature agli ufficii; e del Campanella puō dirsi con certezza che tra' frati non aveva e non ebbe mai sčguito, quantunque ne avesse tanto tra' laici. Pių tardi, nelle Difese, egli scrisse che non aveva mai ambėto i gradi de' quali era degno nella Religione: ma il fatto č che nessuno pensō mai di dargli gradi, che non fu nemmeno chiamato al Capitolo e che ne rimase scontento. Quanto a fra Dionisio, egli non ebbe la conferma nel Priorato, rimase puro e semplice lettore ed assegnato al convento di Taverna; ma sdegnato ed inquieto andō vagando a lungo per la provincia, innanzi di recarsi al luogo assegnatogli. Scorse due settimane dalla celebrazione del Capitolo, si recō a Stilo presso il Campanella, con nessun gusto di fra Pietro di Stilo, che trovandosi in buoni termini col Polistina era stato creato Vicario di quel convento.
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