Jacovo Sabinis sacerdote, cognato di Gio. Paolo Carnevale, dove il Campanella lo vide andandovi di sera insieme con fra
Dionisio e Gio. Gregorio Prestinace grande amico suo e compare di Maurizio; ma poi Maurizio venne anch'egli di sera nel convento, in sèguito vi venne pure di giorno, e naturalmente una gran parte de' colloquii cadde sulle mutazioni e sul miglior modo di profittarne. I discorsi scambiati su questo tema debbono essere minutamente riferiti e vagliati; ci occorre intanto dire che la pace non si effettuò, la qual cosa non può far meraviglia a chi consideri come si effettuavano allora le paci. Per regola se ne occupava un Auditore a ciò delegato dalla R.a Audienza, e le parti, dietro concessioni reciproche, finivano per sottoscrivere un atto, dando la parola sub nomine Regio al pacificatore e la fede vicendevolmente e personalmente tra loro, con promessa ed obbligo sotto determinata "pena pecuniaria et etiam corporale", di non dover più, dopo la data parola e fede, mostrarsi nemici. Naturalmente a tutto ciò non prendevano parte i fuorusciti, i quali si trovavano fuori la legge, ed avevano la missione pura e semplice di fare un aggravio e difendere da un aggravio, o per lo meno far paura mostrando la forza e potenza della parte che li sosteneva in campagna. Laonde, nel caso attuale, si capisce poco che Marcantonio e Maurizio fossero venuti per "ratificare la pleggeria della pace"; si capisce un po' meglio che Maurizio fosse venuto "per farsi vedere a Marc'Antonio Contestabile, acciò li Contestabili sapessero che i Carnelevari ancora hanno gente armata et non hanno paura", secondochè espose egualmente il Campanella nella Dichiarazione medesima.
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