Aggiungeva poi che avendo il Campanella domandato a Mons.r di Squillace ed al Provinciale la licenza di predicare in Monasterace, la licenza non gli fu concessa, ed in tale occasione si era spinto a dire qualche cosa in dileggio della scomunica. Forse anche dietro tale circostanza accadde, che avendogli il povero padre suo raccomandato di accettare una predicazione offertagli dalla cittā di Stilo col compenso di 200 ducati (verosimilmente la predicazione Quaresimale) per venire in aiuto alle sorelle che erano
pezzenti", egli disse che "non voleva fare l'officio di Cantanbanco"; per le quali parole rivelate da taluno di Stignano, insieme col fatto dell'avere fra Tommaso divinato l'avvenire de' suoi fratelli, e dell'essersi occupato a scrivere quel tale libro che non l'avea scritto nč Luca nč Giovanni, il povero Geronimo fu poi menato innanzi al S.to Officio in Napoli. Del resto non bisogna nemmeno credere che il Campanella avesse sempre manifestato con serietā proposizioni incriminabili, mentre, comunque i suoi biografi ce l'abbiano descritto grave e cogitabondo perchč filosofo, č certo invece che soleva di continuo burlare e motteggiare specialmente i frati, e la tendenza sua a motteggiare, come al contraddire, era spesso il movente di altrettali proposizioni. Talora il suo motteggio riuscė davvero scandaloso; infatti pių volte nell'incontrare alcuni frati di S. Francesco della Scar
pa (altro convento di Stilo) mentre andavano nella loro Chiesa, alludendo a Gesų crocifisso egli si pose a dire, "dove andate? andate ad adorare un appiccato!
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