Cose fratesche, cose ociose" le definiva fra Pietro di Stilo, aggiungendo sul Campanella, "quando burlava con li frati... dico che era malo", e a fra Pietro si può credere pienamente(253).
Ma ne' colloquii con Maurizio, con Marcantonio e Gio. Tommaso Caccìa, co' parenti o aderenti di costoro e con gli amici suoi che in questo tempo frequentavano pure la sua cella, egli si pose ad eccitare vivamente ciascuno che volesse profittare delle mutazioni, che volesse concorrere e trovare molti compagni i quali concorressero a fondare la repubblica, indicando il modo, disegnando il tempo e le alleanze, prevenendo e combattendo le obbiezioni, manifestando alcune riforme civili ed anche religiose che bisognava introdurre, atteggiandosi francamente a riformatore e legislatore; e fra Dionisio si pose a secondarlo, bensì con certi modi tutti suoi, e i più infiammati si posero a numerare le forze e gli amici; di poi ciascuno più o meno, non escluso il Campanella medesimo, si occupò veramente di procurare amici e di prepararsi al gran giorno. Come fu rivelato ne' processi consecutivi da Gio. Tommaso Caccìa, e del pari da fra Pietro di Stilo e dal Petrolo (ciò che mostra la credibilità delle rivelazioni del Caccìa), frequentavano la cella di fra Tommaso e parlavano segretamente con lui, oltre Giulio Contestabile e Geronimo di Francesco cognati, Gio. Gregorio Prestinace "amico e familiare di notte e di giorno", Fulvio Vua, Tiberio Marullo; inoltre Scipione Marullo figlio di Tiberio, D. Gio. Jacovo Sabinis, Giulio Presterà, Francesco Vono, Fabrizio Campanella e Paolo Campanella, i quali ultimi sappiamo che dimoravano in Stignano.
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