Eccoci dunque a darne conto e senza parsimonia, anche a costo di doverci ripetere quando avremo a narrare lo svolgimento de' processi; giacchè possiamo desumere le notizie di tali colloquii, come di tutto l'andamento della congiura, solo da ciò che ne' processi si raccolse, e quindi siamo costretti a riferire le deposizioni ed anche a discutere la credibilità di esse ogni volta; così le ripetizioni riescono inevitabili e non può accadere altrimenti, semprechè non si voglia un racconto della congiura meramente fantastico o per lo meno non documentato.
I colloquii con Giulio Contestabile e Geronimo di Francesco furono esposti dal Campanella medesimo nella sua Dichiarazione, e naturalmente riescono del tutto a carico di costoro, verso i quali il Campanella era allora animato da fortissimo risentimento, avendone avuto un orribile volta-faccia: ma apparirà evidente che per fare e dire come questi due fecero e dissero, aveano dovuto essere stati già eccitati dal Campanella, il quale del resto, anche in altri casi analoghi, parrebbe che procedendo con molta circospezione avesse talvolta eccitato gl'interlocutori a pronunziarsi, senza che egli medesimo si fosse pronunziato troppo. Giulio dunque si mostrava molto infiammato contro Spagna, ed un giorno nella stanza del Campanella, presente il Petrolo, calpestò ed ingiuriò l'immagine del Re Filippo dicendo "guarda a chi stamo soggetti, al Re delli uccelli"; e si lagnava degli ufficiali Regii e degli spagnuoli, che gli aveano posto il padre in prigione, favorendo, secondo lui, i Carnevali; e diceva che più volte era stato disposto ad andare in Turchia e che co' turchi si aiuterebbe, e altre volte vantavasi di avere, nell'anno precedente, concertato con alcuni soldati spagnuoli di ribellarsi perchè il Re non li pagava.
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