E una volta Giulio Contestabile, dopo di avere parlato segretamente col Campanella, dimandò al fratello Marcantonio: ebbene Marcantonio che ne dici? sarà vero ciò che dice fra Tommaso? E Marcantonio: troppo sarà vero e presto lo vedrai. Così egli poi, il Caccìa, si diede a cercare qualche amico, e condusse al convento un altro fuoruscito, Gio. Francesco d'Alessandria, e fece varii altri giri presso il Pizzoni, presso Dionisio etc. come vedremo a suo tempo.
Passiamo a' colloquii avuti con Maurizio de Rinaldis, colloquii d'interesse capitale, poichè, dopo il Campanella, egli fu il soggetto più importante in questa faccenda, onde a ragione, nelle lettere al suo Governo, il Residente di Venezia in Napoli lo indicò qual "capo secolare della congiura". Appunto per tale circostanza è necessario dare qualche notizia di più intorno alla persona sua: per disgrazia i documenti ci fanno difetto in modo straordinario; non di meno abbiamo tanto da poter mettere la sua nobile figura nel posto che le compete. Giovane a 27 anni, sposo a Giulia Vitale da cui avea avuta una figliuoletta a nome Costanza, apparteneva ad una delle più nobili famiglie di Stilo, che dimorava in Guardavalle, a que' tempi, come abbiamo già detto, casale di Stilo. Tutti gli storici particolari di Calabria, ripetendosi, parlano de' quattro fratelli de Rinaldis di Stilo, Patrizio, Nicola, Francesco e Ludovico, cospicui nelle armi, che furono dichiarati familiari da Carlo V pei meriti loro, ed ottennero di portare nel loro stemma l'aquila nera imperiale: noi ci siamo ritenuti in dovere di farne ricerca nell'Archivio di Stato, ed abbiamo rinvenuto che Nicola e Francesco furono una persona sola, e che vi fu invece un altro de Rinaldis premiato a nome Antonello, verosimilmente fratello di costoro, tutti figli di Tommaso de Rinaldis; i lettori potranno avere ogni cosa sott'occhio, consultando i nostri documenti(257). Il Parrino disse Maurizio "persona di non mediocri ricchezze", e vedremo il Campanella, benchè inesattamente, attribuire la persecuzione e morte di Maurizio al desiderio ingeneratosi nel fiscale della causa di avere un feudo che Maurizio possedeva.
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