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      Prima di andar oltre riesce necessario chiarire un poco tutto questo andirivieni. Vi sarebbero due maniere di spiegarlo; o che fra Dionisio, con la sua tendenza a vagare e col bisogno di una compagnia, tanto per soddisfare alla sua indole ciarliera quanto per provvedere alla sua sicurezza personale, sia andato fino a Messina per fare qualche acquisto associandosi a qualche compagno di viaggio, e poi abbia fatto lo stesso nel volersi recare a Stilo; ovvero, con l'impegno di trovare amici ed alleati per l'impresa da doversi compiere, siasi rivolto al suo germano Ferrante e ad altri individui di sua conoscenza, e tra essi a que' frati, che potevano fare al caso suo e raggranellare anche qualcuno, principalmente poi abbia adempito ad una missione segreta in Messina, e sia venuto da ultimo presso il Campanella per dar conto di questa missione e di tutti gli altri maneggi, presentando i frati amici insieme co' primi saggi della loro raccolta. Quando più tardi si dovè rendere ragione di questi viaggi ne' tribunali, si disse appunto che fra Dionisio era andato a Messina per comperar pepe, tostati e la Biblioteca Santa del Sisto, come il Bitonto per comperar materassi; del viaggio sussecutivo a Stilo non si rese ragione alcuna, e solo il Bitonto accennò all'essere andato a Stilo per pregare il Campanella che gli facesse avere l'incarico di qualche predicazione. Tutto ciò è possibile, ma è possibile anche l'altra versione, specialmente se si tengano presenti tutte le circostanze anteriori e posteriori: a noi pare molto accettevole la seconda maniera di spiegare la cosa, e giungiamo fino a credere che fra Dionisio abbia potuto andare in Messina per far arrivare cautamente al Cicala qualche sua lettera, giacchè un documento da noi trovato nell'Archivio di Spagna in Simancas ci mostra che appunto in questo tempo da Messina e dalla casa stessa del Cicala partivano le informazioni che costui desiderava, e poi, alcuni anni dopo, si vide fra Dionisio scappato dal carcere riparare appunto in casa del Cicala a Costantinopoli(272). Il viaggio a Messina fu più tardi minutamente vagliato intorno all'eresia e non intorno alla congiura: noi non vorremmo menomamente sembrare più crudeli del crudelissimo Avvocato fiscale che tanto aggravò la causa di questi disgraziati, e però ci limitiamo ad enunciare la nostra idea e ad abbandonarla alla meditazione de' lettori, ma ricordando che nel tempo in cui fra Dionisio si recava a Messina, Maurizio non aveva ancora avuta occasione di andar lui presso i turchi.


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Fra Tommaso Campanella: la sua congiura i suoi processi e la sua pazzia
Volume Primo
di Luigi Amabile
pagine 725

   





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