Certamente poi da tutto l'insieme de' fatti successivi, ed anche soltanto da' fatti che si verificavano in quei giorni, si ha motivo di ritenere che i suddetti viaggi si connettevano col lavoro per la congiura.
In Stilo non sappiamo veramente quali discorsi siano stati allora fatti tra il Campanella e que' frati: sappiamo solo che l'indomani parlarono a lungo tra loro senza l'intervento del Pisano e del Grillo, e poi, rimanendosi fra Dionisio, ciascuno degli altri prese la volta della sua dimora. Ma vi erano già arrivati anche Marcantonio Contestabile col Caccìa e con Gio. Francesco d'Alessandria, il quale era stato sollecitato propriamente dal Caccìa. Nemmeno sappiamo i discorsi fatti col Contestabile; c'è tuttavia ogni ragione di credere che costui abbia dovuto egualmente render conto de' suoi maneggi e de' compagni che avea trovati. Sappiamo solamente i discorsi fatti dal Campanella in presenza del Caccìa e del D'Alessandria, secondochè li rivelò poi il Caccìa nel processo della congiura, ma, come abbiamo già avuta occasione di dire, alle rivelazioni del Caccìa non si può troppo aggiustar fede, essendo state fatte fra tormenti atroci. Secondo il Caccìa, nella sua cella insieme con fra Dionisio, il Campanella manifestò loro la congiura e i preparativi che già si faceano: ripetè che in quell'anno 1599 e 1600 dovevano esservi le grandi mutazioni, affermò che ci erano molti altri congiurati per fare le Provincie di Calabria repubblica, con l'aiuto anche del Turco e d'altri Signori, manifestò che "Mauritio e un altro di Reggio di Casaspano (sic) haveano fatto una gran quantità di forusciti", e che lui, il Campanella, "voleva essere Monarca del mondo et dare nova legge"(273). In verità non apparisce credibile che quest'ultima proposizione abbia potuto essere stata detta ad un uomo come il Caccìa, e però tutta la rivelazione sua rimane infirmata: può ammettersi solamente che Gio.
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