Francesco d'Alessandria dovè essere catechizzato nel senso delle prossime mutazioni e rivoluzioni, e tutti doverono essere infervorati a star pronti e a cercare altri compagni. Tre giorni durò la permanenza di questi fuorusciti nel convento di Stilo: il Campanella e fra Dionisio rimasero soli, ma per brevissimo tempo; giunse in fretta il Bitonto e fu necessario che il Campanella, insieme con lui e fra Dionisio, si mettesse di nuovo in viaggio. Passiamo a dire ciò che era accaduto.
Nel partire da Stilo, fra Giuseppe Bitonto e fra Giuseppe di Jatrinoli furono accompagnati da Cesare Pisano fino alla Motta Placanica; di là, separandosi dal Pisano, proseguirono fino a Castelvetere e si fermarono nel convento del loro Ordine; e sia per accidente, sia con premeditazione, videro un Felice Gagliardo di Gerace che stava nelle carceri di Castelvetere e tennero con lui un abboccamento. Questo Felice Gagliardo ci darà molto da dire nel sèguito della nostra narrazione. Giovane a 22 anni, di molto ingegno e di nessuna coscienza, temerario e peggio, avea preso moglie in Condeianni ma dimorava in Gerace con un Pietro Veronese suo patrigno, ed entrambi menavano pessima vita: nel Grande Archivio abbiamo intorno a loro trovato un documento che mostra come fin da due anni prima si dilettassero di grassazioni e di furti(274). Vedremo più tardi che Felice, stando poi carcerato in Napoli, continuava a tenere corrispondenza con una banda di fuorusciti, alla quale non era estraneo il Veronese e della quale facea parte un suo fratello a nome Lucio, che andò a finire ucciso come bandito con taglia, e Felice medesimo, liberatosi da' travagli per la congiura e l'eresia, andò poi a finire sul patibolo per delitti comuni.
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