Quivi dapprima visitarono Cesare Pisano nel carcere, di poi così il Campanella come fra Dionisio si recarono presso il Principe per supplicarlo che lo liberasse: e pare che il Principe lo facesse sperare, tanto che circa venti giorni dopo, ritenendo la cosa ben certa, fra Dionisio ne annunziava la liberazione ad un altro frate che era zio di Cesare, fra Vincenzo Rodino di S. Giorgio; ma veramente il Principe non ne fece nulla. Intorno poi alle parole scambiate tra' frati e il prigioniero, secondo il Bitonto gli si sarebbe detto solamente di star di buon animo; secondo Felice Gagliardo si tenne un discorso lungo e segreto, ed oltracciò, finito il discorso, Cesare che già si era stretto a lui lo presentò al Campanella dicendo, "questo giovane è di Condeianni e potrà servire et mover genti", e il Campanella e fra Dionisio gli avrebbero entrambi detto di dar credito a quanto gli sarebbe stato comunicato da Cesare(275). Avvertiamo una volta per sempre che le asserzioni di Felice Gagliardo non si possono ritenere senza le più grandi riserve: ma è verosimile che il Bitonto, nell'altro suo abboccamento con lui, gli avesse parlato della ribellione, non senza condire il discorso con le teoriche antireligiose giusta il metodo di fra Dionisio, e che Cesare gli avesse continuato a parlare sempre più efficacemente nello stesso senso; così il Gagliardo potè essere presentato al Campanella e a fra Dionisio, venendo scambiata tra loro qualche parola di complimento e forse anche qualche allusione coverta alle imprese disegnate.
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