Giulio risedeva ordinariamente nel convento di Soriano, convento magnifico, divenuto una delle maraviglie della Calabria, possedendo un'immagine portatavi nientemeno che da S.a Caterina e da M.a Maddalena: egli vi stava già da oltre otto mesi, avea quivi passata la quaresima assistendo a tutte le prediche fatte in tal tempo da fra Gio. Battista da Polistina (circostanza da ricordarsi), e per voto alla Madonna dell'Idria, fatto un giorno che gli toccò una ferita d'archibugio, si asteneva da' cibi di grasso il martedì; con tutto ciò i Superiori del convento affermavano esser lui uomo di mala vita, ma il Vescovo di Mileto non volea che venisse espulso. Eusebio risedeva ordinariamente in Serrata casale di Borrello; intanto un giorno corse voce che fosse venuto nel convento di Pizzoni per trovarsi più vicino a Giulio ed insidiarne la vita; Giulio scrisse allora una lettera minatoria a fra Gio. Battista, il quale si affrettò a dissipare l'equivoco, si diè premura di vederlo e rimase con lui in buoni termini. Potea dunque servire per invitare Giulio a far parte della congiura; e veramente come costui si fece poi a confidare al Priore di Soriano, più volte lo sollecitò in questo senso; tuttavia parve bene che gli si facesse udire anche la voce di fra Dionisio, e così fu convenuto, quando, dietro le insistenze del Campanella, dovendo anche aggiustare una faccenda d'interessi con un fra Marcello Basile francescano, fra Gio. Battista si risolvè di andare a Stilo.
Ma appunto in quel tempo, durante la prima settimana di luglio, il Campanella, chiamato un'altra volta dal Marchese, dovè recarsi ad Arena.
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