Tommaso Caccìa e Giovanni Morabito; sicuramente d'allora in poi il Crispo ed il Caccìa rimasero in molto stretta relazione tra loro. Ma secondo la Dichiarazione del Campanella, che fu poi confermata in un senso meno semplice dalla sua confessione in tortura, egli venne pregato da fra Gio. Battista di visitare Pizzoni e di parlare delle mutazioni al Crispo; e così andò a Pizzoni e là, coll'occasione di un discorso sulla fabbrica dell'Astrolabio, si fece a parlare delle mutazioni e della convenienza di trovarsi pronti e di avere molti compagni. Aggiunge ancora nella confessione, e poi nella Difesa, che fra Gio. Battista avea premura che si parlasse al Crispo, perchè costui volea passare a nozze e conveniva distoglierlo da tale idea, ad oggetto di mantenerselo disponibile come suo braccio forte. Ma evidentemente questo fatto potea bene stare insieme con l'altro, eppure deve notarsi che la faccenda delle nozze non si pose innanzi fin da principio nella Dichiarazione, sibbene più tardi, allorchè vi fu tempo di poter trovare qualche pretesto: importa poi ben poco che il colloquio siasi tenuto in Arena o invece in Pizzoni, rimanendo sempre indubitato che si sollecitò Claudio Crispo a prender parte nelle mutazioni da dover accadere, ed egli si offerse, vantandosi anche di avere amici per l'impresa; in ciò si accordano tanto il Crispo quanto il Campanella. È verosimile che in Arena sia stato cominciato isolatamente, ed in Pizzoni poi sia stato proseguito con più largo uditorio, il discorso delle mutazioni con le relative conseguenze: poichè vedremo il convegno di Pizzoni avere avuta un'importanza assai più grande, e il Campanella dovè in sèguito studiarsi di restringerne le proporzioni, limitandolo al solo discorso per Claudio Crispo.
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