Se si potesse accogliere pienamente quanto si fece poi a deporre fra Gio. Battista, il Campanella già si vantava di avere l'aiuto del Turco, essendosi negoziato col Bassà Cicala, e diceva che in principio gli bastavano la lingua a persuadere i popoli e le armi de' banditi, e poi avrebbe quelle di altri più potenti, che voleva predicare contro la tirannide di Re Filippo e de' suoi Principi, ed anche contro il Papa, i Cardinali e i
Vescovi, che prima si doveva ammazzare il Vicerè di Catanzaro e poi gli ufficiali, ed allora alzar voce di ribellione e far repubblica. Non si potrebbe menomamente affermare che tutto ciò sia stato palesato a' convenuti in Pizzoni, ma è credibilissimo che qualche cosa di simile sia stata annunziata. Intanto il Campanella pensò pure ad assicurarsi del Soldaniero, e non avendolo visto, prese la grave determinazione di scrivergli una lettera, la quale fu consegnata da fra Pietro di Stilo, che si partì un giorno prima degli altri da Pizzoni per recarsi a Davoli, e passò a tale scopo per Soriano. Quando più tardi fu conosciuto l'iniquo volta-faccia del Soldaniero, fra Pietro, ritenendo senza dubbio che la cosa fosse stata già palesata, si diè premura di non nasconderla, e non solo attestò di aver consegnata al Soldaniero questa lettera, ma ancora di avergli detto per imbasciata che il Campanella "l'era molto servitore et che desiderava molto di vederlo", lodandogli grandemente fra Tommaso e pregandolo che volesse andare da lui; parrebbe pure che il Soldaniero gli avesse detto di essergli stati comunicati da fra Dionisio i progetti del Campanella con tutto il corredo delle eresie, e che fra Pietro gli avesse raccomandato di non palesar nulla di tali cose essendo fra Dionisio uno scapato.
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