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      Ad ogni modo andò al suo posto in Taverna; se non che quivi, coll'indole sua irrequieta ed impetuosa, finì per aggravare moltissimo la sua condizione. Facea parte di quel convento un giovane frate, piccolo, rossetto (così ci viene descritto da più fonti), nativo di Nizza del Monferrato, a nome fra Cornelio: il Campanella nelle sue Difese lo disse lombardo, e nell'Informazione ci fece sapere che non era nemmeno regolarmente professo, sibbene un intruso; questa circostanza non potrebbe far maraviglia, visto il procedere scompigliato di que' tempi, ed è superfluo poi ricordare che la presenza de' napoletani e de' lombardi era allora un fatto ordinario ne' conventi Domenicani delle due regioni. Fra Dionisio, trovato questo frate alla mensa in un posto che invece spettava a lui, lo fece levare di là bruscamente; in questo si accorda ciò che disse il Campanella nell'Informazione e ciò che fu scritto negli Articoli difensivi dati da fra Dionisio nel consecutivo processo di eresia; ma quivi si aggiunse ancora, che innanzi a più e diversi frati lo avea confuso dicendogli che non intendeva la materia de censuris e la scomunica. Fra Cornelio vendicativo più dello stesso fra Dionisio, ed inoltre ambizioso e maligno all'eccesso, fu preso quale compagno dal Visitatore, dietro consiglio de' Polistina, del Dattilo e di tutta la fazione avversa a fra Dionisio: vedremo subito con quale spirito egli entrasse in ufficio, e sarà noto una volta di più come gravissimi fatti possano nascere dalle più lievi cause.


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Fra Tommaso Campanella: la sua congiura i suoi processi e la sua pazzia
Volume Primo
di Luigi Amabile
pagine 725

   





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