Maurizio continuň senza posa a sollecitare e a raccogliere aderenti: questo viene accertato pure da un altro brano della Dichiarazione del Campanella, il quale si lasciň andare sino a far nomi, onde poi gli ufficiali Regii non ebbero veramente a sforzare la loro immaginazione per convincersi che la congiura fosse una cosa molto seria. "Mauritio, quando fummo in Davoli, disse che volea far un giro, et trovar Gio. Battista Soldano, Giulio Soldanere et Carlo Bravo, et trovare li foragiti di Reggio et li Baroni et altri, et ch'esso poteva fare in dieci giorni ducento huomini, et certi di casa dello Stocco in Cosenza, et entrar in Catanzaro, et pigliar la cittŕ et tenerla, ma non disse quando stava per farlo". Intorno ad alcuni de' fuorusciti qui indicati abbiamo qualche notizia. Gio. Battista Soldano era un bandito di Ricadi, casale di Tropea(287): e bisogna dire che Maurizio abbia veramente fatto il giro che si proponeva e siasi recato fino a Tropea, giacchč vedremo poi parecchi di quella cittŕ e casali, nč tutti fuorusciti, gravemente perseguitati per la congiura, come un Tranfo, un Furci, un Loiacono, un Politi, un Jannello, un Barbčri. Carlo Bravo era di Montesanto; insieme col fratello Fabrizio scorreva la campagna, ed avevano entrambi acquistato fama pe' molti delitti commessi. I fuorusciti di Reggio erano forse quelli che in numero di 42 comandava Don Giuseppe di Capoa, tra' quali stava pure il fratello di Felice Gagliardo, come risulta da lettere che il Capoa da Reggio inviava al Gagliardo quando costui pervenne carcerato in Napoli, e che, essendogli poi state ritrovate, furono inserte nel processo di eresia insieme con altre carte di pertinenza del S.to Officio.
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